lunedì 25 aprile 2011

colomba al limoncello Gluten Free



Dosi per una colomba da 500 gr.
Ingredienti
Per la base:
65 gr *miscela per dolci SCHAR
30 gr di fecola di patate
50 gr di farina di riso
70 gr di zucchero
40 gr di olio di mais
1/2 bustina di lievito per dolci
2 uova
100 ml di limoncello
Per la crema:
50 gr di zucchero
1 tuorlo
25gr di burro
il succo di mezzo limone
10 gr di *miscela per dolci SCHAR
100gr di latte
Per la copertura:
100 gr di cioccolato bianco
Decorazioni in pdz (io ho messo dei piccoli fiorellini gialli)

*Per chi non avesse la miscela per dolci SCHAR, può sostituirla con pari quantità di farina di riso (controllate che lo sia al 100%).

Preparazione della crema:
In una pentola, mescolare la miscela per dolci SCHAR con lo zucchero.Aggiungere il tuorlo ed amalgamare il composto. Scaldare il latte, senza farlo bollire ed aggiungerlo al composto. Aggiungere il burro e porre sul fuoco fino ad ottenere un composto cremoso. Spegnere e porre la pellicola a contatto per evitare la formazione della "pellicina". Una volta fredda, aggiungere il succo di limone e mescolare per amalgamare bene.
Preparazione della base:
montare le uova con lo zucchero come per la preparazione del pds. Aggiungere l'olio e continuare a montare.Setacciare le farine con il lievito ed aggiungerle al composto un po' alla volta. Aggiungere quindi il limoncello ed amalgamare. Riempire per 2/3 uno stampo per colomba
. Dopo aver messo la crema al limone in una siringa da pasticceria, depositare delle righe sulla superficie di tutta la colomba.
Infornare a 180° per 30 minuti (vale la prova stecchino).
Preparazione della copertura:
sciogliere il cioccolato bianco nel microonde (o a bagnomaria). Ricoprire la colomba. Mettere a piacere le decorazioni in PDZ.

martedì 19 aprile 2011

Alice nel paese delle meraviglie


Torta per un diciottesimo compleanno con alcuni dei personaggi della favola.
Mi sarebbe piaciuto farne di più ma lo spazio era limitato! che peccato!!!

lo stregatto e il suo albero:


il bianconiglio e una carta da gioco:


la serratura:


Alice entra nella tana del Bianconiglio:




Il leprotto marzolino:


Il cappellaio matto:


il brucaliffo e il suo narghilè:

martedì 29 marzo 2011

Pastiera napoletana: storia, origini, leggenda e curiosità



STORIA DELLA PASTIERA
Si racconta che Maria Teresa D'Austria, consorte del re Ferdinando II° di Borbone, soprannominata dai soldati "la Regina che non sorride mai", cedendo alle insistenze del marito buontempone, famoso per la sua ghiottoneria, accondiscese ad assaggiare una fetta di Pastiera e non poté far a meno di sorridere, compiaciuta alla bonaria canzonatura del Re che sottolineava la sua evidente soddisfazione, nel gustare la specialità napoletana. Pare che a questo punto il Re esclamasse: "Per far sorridere mia moglie ci voleva la Pastiera, ora dovrò aspettare la prossima Pasqua per vederla sorridere di nuovo".


ORIGINI DELLA PASTIERA


La pastiera, forse, sia pure in forma rudimentale, accompagnò le feste pagane celebranti il ritorno della primavera, durante le quali le sacerdotesse di Cerere portavano in processione l'uovo, simbolo di vita nascente. Per il grano o il farro, misto alla morbida crema di ricotta, potrebbe derivare dal pane di farro delle nozze romane, dette appunto " confarratio ". Un'altra ipotesi la fa risalire alle focacce rituali che si diffusero all'epoca di Costantino il Grande, derivate dall'offerta di latte e miele, che i catecumeni ricevevano nella sacra notte di Pasqua al termine della cerimonia battesimale.

Nell'attuale versione, fu inventata probabilmente nella pace segreta di un monastero dimenticato napoletano. Un'ignota suora volle che in quel dolce, simbologia della Resurrezione, si unisse il profumo dei fiori dell'arancio del giardino conventuale. Alla bianca ricotta mescolò una manciata di grano, che, sepolto nella bruna terra, germoglia e risorge splendente come oro, aggiunse poi le uova, simbolo di nuova vita, l'acqua di mille fiori odorosa come la prima vera, il cedro e le aromatiche spezie venute dall'Asia.

È certo che le suore dell'antichissimo convento di San Gregorio Armeno erano reputate maestre nella complessa manipolazione della pastiera, e nel periodo pasquale ne confezionavano in gran numero per le mense delle dimore patrizie e della ricca borghesia.

Ogni brava massaia napoletana si ritiene detentrice dell'autentica, o della migliore, ricetta della pastiera. Ci sono, diciamo, due scuole: la più antica insegna a mescolare alla ricotta semplici uova sbattute; la seconda, decisamente innovatrice, raccomanda di mescolarvi una densa crema pasticciera che la rende più leggera e morbida, innovazione dovuta al dolciere-lattaio Starace con bottega in un angolo della Piazza Municipio non più esistente.

La pastiera va confezionata con un certo anticipo, non oltre il Giovedì o il Venerdì Santo, per dare agio a tutti gli aromi di cui è intrisa di bene amaIgamarsi in un unico e inconfondibile sapore. Appositi "ruoti" di ferro stagnato sono destinati a contenere la pastiera, che in essi viene venduta e anche servita, poiché è assai fragile e a sformarla si rischia di spappolarla irrimediabilmente.



LA LEGGENDA DELLA PASTIERA


Ancora più leggendaria e mitologica la storia della sirena Partenope che incantata dalla bellezza del golfo, disteso tra Posillipo ed il Vesuvio, avesse fissato lì la sua dimora. Ogni primavera la bella sirena emergeva dalle acque per salutare le genti felici che popolavano il golfo, allietandole con canti d'amore e di gioia.





Una volta la sua voce fu così melodiosa e soave che tutti gli abitanti ne rimasero affascinati e rapiti: accorsero verso il mare commossi dalla dolcezza del canto e delle parole d'amore che la sirena aveva loro dedicato. Per ringraziarla di un così grande diletto, decisero di offrirle quanto di più prezioso avessero.



Sette fra le più belle fanciulle dei villaggi furono incaricate di consegnare i doni alla bella Partenope: la farina, forza e ricchezza della campagna; la ricotta, omaggio di pastori e pecorelle; le uova, simbolo della vita che sempre si rinnova; il grano tenero, bollito nel latte, a prova dei due regni della natura; l'acqua di fiori d'arancio, perché anche i profumi della terra solevano rendere omaggio; le spezie, in rappresentanza dei popoli più lontani del mondo; infine lo zucchero, per esprimere l'ineffabile dolcezza profusa dal canto di Partenope in cielo, in terra, ed in tutto l'universo.



La sirena, felice per tanti doni, si inabissò per fare ritorno alla sua dimora cristallina e depose le offerte preziose ai piedi degli dei. Questi, inebriati anche essi dal soavissimo canto, riunirono e mescolarono con arti divine tutti gli ingredienti, trasformandoli nella prima Pastiera che superava in dolcezza il canto della stessa sirena.

tratto da: pastiera.it


E per curiosità:


Il "ruoto" per la Pastiera


E' una teglia tonda, con i bordi lisci e leggermente svasati. Oggi in commercio se ne trovano di alluminio leggerissimo, che se non state attente, tagliate insieme alla fetta di pastiera.

Sono "ruoti" alti sui 3-4 cm al max 5, invece quelli di una volta erano alti 10 cm, dal che si deduce che oggi la pastiera è la metà esatta di quella tradizionale che si faceva una volta .

Il primo nella foto è "antico" alto 10 cm, l'altra con un coltello dentro per farvi rendere conto della grandezza, Nella terza foto quelli che si trovano in commercio oggi.

Notate quante misure ce ne sono oggi a differenza di prima che era unica





tratto da universocucina.com


Se volete leggere la mia ricetta passo passo, cliccate
 QUI
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